Tra i numerosi interventi e nuove regole per arginare il diffondersi del Coronavirus, ci sono anche misure che hanno imposto le chiusure dell’attività di impresa, provvedimenti che si sono estesi via via dalle attività commerciali fino a quelle del mondo produttivo, con la chiusura di fabbriche, laboratori e cantieri, nei casi previsti. A fronte di tali disposizioni di chiusura produttiva, la cui violazione rappresenta un reato, stanno emergendo alcune interpretazioni della normativa che portano a riflettere sulle “connessioni” di responsabilità degli autotrasportatori verso quelle aziende committenti che dovevano essere chiuse per la normativa vigente.
In effetti occorre chiarezza, ed è questo il senso dell’appello della CNA Fita nazionale, sulla possibilità che si possano trasportare beni non considerati essenziali ovvero che derivino da attività “chiuse” per disposizioni recenti. A fronte del rischio di un coinvolgimento del trasportatore che potrebbe essere considerato responsabile per concorso nella violazione dell’obbligo di sospensione dell’attività, emerge la necessità di un pronunciamento del Governo che metta da parte dubbi ed elasticità interpretative, sia sul fronte della possibilità sia su quello della impossibilità ad eseguire un tale trasporto. In particolare non è chiaro se sia ancora permesso trasportare beni non considerati essenziali. Il rischio per il trasportatore è di essere ritenuto responsabile per concorso nella violazione dell’obbligo di sospensione delle attività.
Come si legge in una nota dello Studio Legale Scoccini, lo studio legale che sta seguendo le 3000 imprese che hanno aderito al ricorso CNA contro il cartello europeo sul costo maggiorato dei camion, per i giuristi occorrono chiarimenti: “Se è chiaro che la produzione e la commercializzazione di beni considerati non essenziali è attualmente vietata, in assenza di chiarimenti da parte del Governo permangono dubbi se tali beni possono essere ancora trasportati e quali potrebbero essere le conseguenze per gli autotrasportatori”.
Per questo la mobilitazione della CNA Fita nei confronti del Governo:
“In un momento così delicato come quello che stiamo vivendo, l’autotrasporto non può lavorare anche sotto la costante minaccia di pesanti sanzioni, a causa di una inusitata interpretazione delle norme da parte degli organi di controllo.” CNA Fita intende tutelare tutti quegli imprenditori che continuano a svolgere la loro attività come previsto dalle disposizioni del Governo. Il DPCM del 22 marzo 2020 ha ribadito che il trasporto merci può proseguire senza limitazioni ma stanno emergendo interpretazioni difformi circa il trasporto di prodotti realizzati delle imprese per le quali è sospeso il ciclo produttivo non rientrando nelle attività essenziali. “Il mittente è l’unico soggetto – sottolinea CNA Fita – a cui vanno imputati eventuali danni o sanzioni derivanti dalla irregolare, inesatta o omessa consegna di documenti che giustifichino la conformità del trasporto alle misure restrittive introdotte per contenere e debellare il virus”.
Come nel caso del trasporto persone per i conducenti di taxi, NCC ed autobus, così anche nel trasporto merci, i trasportatori non possono essere chiamati a verificare la conformità dell’autodichiarazione del cliente o farsi carico del controllo dei corretti adempimenti delle imprese committenti. “È fondamentale – conclude CNA Fita – che il Governo faccia chiarezza al più presto”.
INFO: CNA Terr.le Fermo, 0734/600288, info@cnafermo.it