Emilia Esposito, imprenditrice pesarese che opera nel settore della meccanica di precisione, è stata confermata presidente di Cna Impresa Donna delle Marche. Lo ha deciso l’Assemblea elettiva del raggruppamento di interesse, che si è tenuta ad Ancona venerdì scorso.

Nell’ambito dell’Assemblea, Cna Impresa Donna ha organizzato un convegno su “Le donne in impresa nelle Marche. Dal lavoro tradizionale allo smart working”. Dopo la relazione introduttiva di Emilia Esposito ed i saluti del vicepreseidente nazionale Cna Giorgio Aguzzi, sono intervenute alcune rappresentanti dell’Osservatorio di Genere. Il progetto “RIPARO” e le nuove forme di lavoro sono state al centro delle relazioni di Silvia Casilio e Claudia Santoni. Silvia Alessandrini Calisti ha affrontato il fenomeno dello smart working, donne che lavorano nel web.  Di grande interesse i le testimonianze di alcune lavoratrici autonome marchigiane impegnate nello smart working. I lavori sono stati conclusi da Paola Sansoni, presidente nazionale di Cna Impresa Donna.

“Nelle Marche” ha affermato Espositola crisi non ha fermato le donne che fanno impresa. Alla fine del 2016 le donne ai vertici delle aziende erano diventate 35.491 pari al 23,5 per cento del totale. Meno positivi i dati dell’ultimo anno che ha visto, tra il 2015 e il 2016, le imprese femminili delle Marche passare da 35.862 a 35.491 (-371). Il contributo delle donne titolari d’impresa si è rivelato fondamentale per la tenuta del nostro sistema produttivo e per creare posti di lavoro. Le nuove imprese femminili sono cresciute soprattutto nel mondo digitale e tra le startup innovative. Inoltre l’universo delle imprese femminili ha vissuto in questi ultimi sei anni un processo di terziarizzazione con un forte incremento di aziende guidate da donne nei servizi ed una sostanziale stazionarietà nei comparti manifatturieri. Le capacità imprenditoriali delle donne si sono fatte valere soprattutto nel turismo, nei servizi sociali, nella cultura e nell’enogastronomia, nelle nuove professioni. Ma per crescere ancora e cogliere i notevoli margini di sviluppo che le imprese femminili hanno nella nostra regione, occorre investire nella loro creatività e nel loro coraggio, sostenendo la creazione e lo sviluppo delle imprese ‘rosa’, promuovendo le imprese femminili nei settori più innovativi, investendo nella formazione, rafforzando i servizi alla famiglia e migliorando l’accesso delle imprese femminili al credito. Tutti elementi che   fino ad oggi hanno penalizzato le donne che hanno deciso di fare impresa e ne hanno frenato la crescita che avrebbe potuto essere ancora maggiore”

In Italia il 30% delle grandi società nel 2016 ha realizzato progetti strutturati di lavoro agile, mentre la situazione è ben diversa nelle Pmi, dove la percentuale è ferma al 5 per cento,  anche se è in aumento il numero di quelle interessate a introdurlo in futuro (quasi una su cinque). In tutto, si stimano quasi 300mila lavoratori attualmente coinvolti dallo smart working.

Scegliere il Lavoro Agile” ha sostenuto Sansonisignifica favorire la conciliazione tra qualità della vita e buon lavoro, risparmiare tempo negli spostamenti, meno stress, limitare traffico e inquinamento atmosferico; significa immaginare e sperimentare nuovi modi per essere al lavoro e per lavorare meglio. Il Lavoro Agile restituisce alle persone flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Sempre più organizzazioni ne hanno compreso i benefici, in termini di produttività e di benessere per le persone. Una piena adozione in Italia potrebbe far risparmiare complessivamente 37 miliardi di euro al Sistema Paese, grazie a maggiore produttività e qualità del lavoro, minori costi di gestione, migliorando nel contempo la soddisfazione e il coinvolgimento dei dipendenti.”